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Modelli e Strumenti

 

 

 

 

 

 

 

 

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Modelli e Strumenti INTELLIGENZA EMOTIVA

Il concetto di intelligenza emotiva è stato elaborato nella letteratura scientifica da P. Salovey e J.D. Mayer, ed è direttamente collegato ai precedenti concetti di intelligenza sociale e intelligenza personale. Nel tracciare la sua teoria delle intelligenze multiple, H. Gardner descrisse due forme di intelligenza personale: l'intelligenza intrapersonale, che è la capacità di accedere alla propria vita affettiva e l'intelligenza interpersonale, che è la capacità di leggere gli stati d'animo, le intenzioni e i desideri degli altri. Gardner concepiva le due forme di intelligenza personale come abilità biologicamente fondate di elaborare le informazioni, una diretta essenzialmente verso l'interno e l'altra verso l'esterno. Intimamente intrecciate. In psicoanalisi queste abilità vengono spesso identificate avvicinandole ai concetti di auto-consapevolezza emotiva ed empatia. Queste abilità fondamentali dell'intelligenza personale sono centrali all'interno dell'impianto concettuale di intelligenza emotiva, che Salovey e Mayer definirono originariamente come la "... capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tale informazione per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni...". Questa definizione implica l'idea che il sistema affettivo funziona in parte come sistema di elaborazione delle informazioni e delle percezioni. Infatti Salovey e Mayer affermano che "... i processi sottostanti l'intelligenza emotiva vengono attivati quando l'informazione affettiva entra per prima nel sistema percettivo...". In aggiunta alla consapevolezza e alla valutazione dei propri sentimenti soggettivi, l'intelligenza emotiva comprende la percezione e la considerazione dei comportamenti emotivi non-verbali, incluse le sensazioni corporee evocate dall'attivazione emozionale, le espressioni facciali, il tono della voce e la gestualità esibita dagli altri. Vi sono però differenze pervicacemente legate al singolo nella capacità delle persone di elaborare e usare l'informazione. Esseri umani che possiedono elevati livelli di intelligenza emotiva riescono facilmente a cogliere e identificare i sentimenti in sè stessi e negli altri, sono inoltre in grado di modulare efficacemente gli stati di attivazione emozionale in sè stessi e negli altri ed usano generalmente le emozioni in modo pro-adattivo.

 

Per richiedere una bibliografia essenziale sull'intelligenza emotiva inviare richiesta all'indirizzo info@studioaska.it

 

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Modelli e Strumenti COMUNICAZIONE EFFICACE

Interdipendenza e sintonia semantica, focalizzazione comunicativa e calibrazione situazionale sono la base dell'efficacia comunicativa. Quest'ultima può essere considerata come un indice di sintesi del valore comunicativo di un messaggio e consiste nella capacità di creare un percorso comunicativo che aumenti le opportunità e diminuisca i rischi contenuti all'interno di una interazione. L'aumento è associato ad una comunicazione persuasiva in grado di accrescere la fiducia, la credibilità e la forza di attrazione del comunicatore; per contro la diminuzione è associata all'evitamento di condizioni comunicative dannose e inefficaci. Parimenti questi fattori contribuiscono in modo efficace a illustrare l'oscillazione del significato tra stabilità e instabilità. Non vi è mai un significato completamente stabile ed uno completamente instabile, ma un significato stabile che presenta aree di instabilità. Questo avvicinamento tra fissità e variabilità, fra prevedibilità e imprevedibilità è il fattore principale che rende intrigante la comunicazione umana. La comunicazione per essere efficace deve basarsi su alcuni principi fondamentali che riguardano sia il linguaggio verbale che non-verbale. Anche il linguaggio del corpo come giocare con l'anello, pizzicarsi il naso, grattarsi la nuca o aggiustarsi un polsino e numerosi altri comportamenti simili sono tutti segnali che produciamo senza sosta, in modo del tutto inconscio e senza un motivo apparente. Eppure è proprio sulla base di queste azioni involontarie che sviluppiamo sentimenti di attrazione, diffidenza, disagio, inibizione, incomprensione, e vulnerabilità nei rapporti umani. Una comunicazione non-verbale consiste nel mostrare il proprio pensiero attraverso un comportamento o un'espressione, che non sia una parola. Distinguere questi linguaggi del corpo e comprenderne il significato all'interno di un a conversazione da un enorme vantaggio sul piano interpersonale: possiamo scoprire quello che l'interlocutiore non dice, le cose che nasconde e , talvolta, le emozioni e gli impulsi di cui non è ancora consapevole.

 

Per richiedere una bibliografia essenziale sulla comunicazione efficace inviare richiesta all'indirizzo info@studioaska.it

 

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Modelli e Strumenti FASI DEL CAMBIAMENTO

Kurt Lewin elaborò un efficace modello per identificare l'evolversi del cambiamento. Questo modello intende un processo di mutamento che si svolge in tre fasi:
I) Unfreezing: scongelamento dell'equilibrio esistente (consapevolezza della necessità di cambiare e creazione delle condizioni per il cambiamento);
II) Moving: movimento verso il nuovo punto di equilibrio (valutazione e scelta delle alternative e sperimentazione);
III) Refreezing: ricongelamento della nuova posizione acquisita (stabilizzazione della nuova soluzione).
Una tendenza base delle persone è cercare un contesto nel quale esse possano rimanere al sicuro e sentire di avere senso del controllo. Le persone tendono a creare una situazione di confortevole stasi all'interno della quale ogni alternativa, anche quelle che potrebbero offrire rivelanti benefici, vengono vissute come potenziale causa di sconforto. Nella fase di scongelamento (Unfreezing) quindi si cerca il cambiamento solo quando ci si trova davanti ad un problema, cioè quando viene disattesa un'aspettativa, quando emerge una situazione di instabilità che genera uno stato d'ansia o di insoddisfazione superiore al senso di sicurezza e di controllo percepito fino ad allora. Nella fase di cambiamento (Moving) occorre imparare a vedere con nuovi occhi, ragionare in modo diverso. Per realizzare ciò è necessario che il nuovo punto di vista sia ricercato o tramite il processo di identificazione (seguendo le motivazioni prospettate da un manager) o tramite il processo di esplorazione dell'ambiente alla ricerca di informazioni utili. Il cambiamento effettivo, può essere visto come una ristrutturazione cognitiva o una ridefinizione del problema che porta a nuove percezioni, nuove sensazioni, nuovi giudizi e infine a nuovi comportamenti. Il ricongelamento (Refreezing) è quella fase che incorpora nuovi punti di vista ed avviene quando l'interessato verifica i cambiamenti attraverso l'esperienza. Nelle fasi iniziali del ricongelamento è importante mantenere un continuo rafforzamento del comportamento richiesto in modo da accelerare il processo di apprendimento.

 

Per richiedere una bibliografia essenziale sulle fasi del cambiamento inviare richiesta all'indirizzo info@studioaska.it

 

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Modelli e Strumenti SELF EMPOWERMENT

Il self empowerment è la chiave per creare il futuro. Gli individui hanno il potere di crearsi un futuro differente, che gli darà la possibilità di scegliere come vogliono vivere e come vogliono essere. Le qualità che è importante potenziare per poter diventare padroni del proprio destino sono cinque:
I) Self appreciation (auto consapevolezza) E' importante avere consapevolezza di ciò in cui si è molto capaci e sviluppare un senso di dignità.
II) Vision (visione) E' importante conoscere il punto di partenza dal quale muoversi, l'obiettivo che si vuole raggiungere e avere la capacità di stimolare gli individui nonostante le incertezze.
III) Power of purpose (scopo) La sicurezza è direttamente collegata al senso dello scopo che si vuole raggiungere. I propositi e gli scopi danno la possibilità alle persone di vivere delle esistenze appaganti. La vita ci sembra ricca di stimoli quando si hanno dei propositi e degli obiettivi.
IV) Commitment (dedizione) La promessa che la persona fa a se stesso non la stimolerà mai a tornare indietro.
V) Contribution (contribuire) Per la persona che vive secondo i principi del "prima dai poi ricevi", la vita è migliore quando può contribuire alla realizzazione degli altri.
Assunta la convinzione che ogni persona sia potenzialmente in grado di influenzare e controllare la propria vita, in realtà molte persone si percepiscono in assenza di potere e di controllo rispetto al proprio mondo quotidiano, pur disponendo di risorse ambientali e personali. Questa sensazione di sconforto è denominata learned helplessness. E' attraverso il processo di acquisizione di self empowerment che il soggetto può acquisire la fiducia necessaria nelle proprie capacità e qualità.

 

Per richiedere una bibliografia essenziale sul self empowerment inviare richiesta all'indirizzo info@studioaska.it

 

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Modelli e Strumenti THE JOHARI WINDOW

Creato da due psicologi americani Joseph Luft e Harry Ingham negli anni cinquanta durante la loro ricerca su dinamiche di gruppo. Un semplice schema di classificazione che illustra l'importanza di dare e ricevere feedback. Uno strumento per migliorare la percezione di sè, il lavoro di gruppo e i rapporti interpersonali. In pratica il modello consiste in una "finestra" che rappresenta un individuo e la misura in cui la persona sia aperta verso gli altri in termini di condivisione di informazioni sul proprio conto. La finestra è divisa in quattro quadranti di varie dimensioni per rappresentare le seguenti aree in relazione agli altri e se stessi: area aperta, area cieca, area nascosta e area incognita. La Johari Window, concepisce una persona come formata da parti diverse. Il modello ci aiuta ad analizzare le dinamiche e la complessità che ognuno mette in gioco nella costruzione della propria immagine. E' frequente ad esempio occultare gran parte delle nostre reazioni per sostenere l'immagine che vogliamo esibire agli altri. Il feedback attivo consiste in una violazione di queste regole. infatti, per rendere possibile l'apprendimento dobbiamo conoscere qualcosa in più del nostro inconscio, al fine di avviare un processo mirato ad acquistare maggiore coerenza, ad ampliare il nostro io, a familiarizzare con sentimenti e reazioni che avevamo negato. Due persone intenzionate a scambiarsi dei feedback attivi devono prima di tutto trovare il modo di trascurare le regole culturali del lavoro di costruzione dell'immagine e rendere possibile e sicura la rivelazione di cose che ordinariamente sono nascoste. Questo strumento è uno dei tanti modelli a matrice bidimensionale che possono aiutarci ad analizzare alcuni aspetti della comunicazione interpersonale. Ci fa capire come la nostra visione del mondo sia sempre limitata ma anche come attraverso il feedback che diamo e quello che riceviamo ci è possibile ampliare il nostro campo visivo.

 

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Modelli e Strumenti PSICODRAMMA

In ambito formativo le attività di psicodramma classico si presentano sotto forma di una tecnica conosciuta come role playing. Anche il role playing si avvale dell'utilizzo della drammatizzazione, della messa in scena, della recita di una parte; tuttavia esistono delle differenze sia per il contenuto sia per le modalità di svolgimento, tra la modalita psicodrammatica vera e propria e il role playing. Il role playing nella sua impostazione, incrocia due termini che lo compongono: formazione e simulazione. Il primo si riferisce al campo di azione al quale è diretto. Questa tecnica, infatti, è considerata fondamentalmente viva, idonea e pratica in una organizzazione lavorativa nella quale è più importante imparare il "come" fare qualcosa piuttosto che il "cosa" fare. Specificamente il "come" indica una modalità che presuppone una interazione tra due o più attori sociali. Nei contesti lavorativi odierni, infatti, l'abilità di interagire in maniera empatica ed efficace è strettamente legata al ruolo professionale che le persone ricoprono. La capacità di porsi in relazione funzionale rispetto al proprio compito, risulta sempre più un'esigenza necessaria. Il secondo concetto che affianca e distingue il role playing è la parte di simulazione. Nella formazione possiamo considerare tecniche di simulazione quelle che cercano di riprodurre in aula, quindi in un contesto e in una situazione protetta e di laboratorio, problematiche ed eventi simili a quelli della vita lavorativa. Il giocare una parte mette i partecipanti a diretto contatto con le emozioni, le opinioni e le credenze che tale parte-ruolo attiva in loro. Fondamentalmente, durante la simulazione si gioca in un terreno che sta in mezzo tra gli aspetti culturali di ciascun ruolo, legate alle aspettative sociali ad esso e la sua rielaborazione. Se in un corso di formazione si facesse giocare una scena con la precisa consegna di simulare, per esempio, il rispetto di una norma del regolamento ad un internato poco collaborativo, l'attenzione sarebbe concentrata sulla capacità di far rispettare, in modo fermo ma educato, una prescrizione comportamentale. Una scena del genere, apparentemente delineata entro i suoi confini, in realtà coinvolge nei partecipanti la loro valenza autoritaria, deduttiva, mediatrice. I ruoli che spesso siamo chiamati ad interpretare nella vita di tutti i giorni, anche quando lavoriamo, coinvolgono altre parti interne e profonde, radicate nella nostra storia personale, famigliare ed extra lavorativa in genere.

 

Per richiedere una bibliografia essenziale sullo psicodramma inviare richiesta all'indirizzo info@studioaska.it

 

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Modelli e Strumenti MODELLO O.R.G.I.

Quando l'obiettivo di un individuo diventa quello di avvicinare la comprensione delle dinamiche umane, la strada più conveniente è quella che lo porta a stabilire una struttura su cui ragionare, dimenticando la pretesa di poter diventare capace di intuire la complessità umana. E' infatti importante porre come assioma l'idea che la complessita non vada combattuta ma riconosciuta come alleata. Un modello che assolve al compito di funzionalità comprensiva è il modello O.R.G.I. Questo riferimento teorico parte dagli studi sulle dinamiche umane effettuati dalla scuola americana dell'OD (Organization Development). Qualsiasi ragionamento sulla dinamicità degli individui deve partire da un riferimento che ci riporti a quelle che sono le caratteristiche degli esseri umani. Qualsiasi individuo, in ogni situazione e durante tutti i tipi di interazione, come prima cosa osserva ciò che accade intorno a lui. Potremmo dire che egli osserva (O) la situazione, le persone e l'ambiente che lo circondano. In seguito alla sua percezione osservativa della realtà, egli sara indotto dalla sua natura umana a sperimentare una reazione (R) emotiva che in base all'osservazione fatta precedentemente potrà essere positiva o negativa. Dopo aver percepito e sperimentato una reazione emotiva l'individuo tenderà a formulare un giudizio (G) su ciò che ha osservato. La valutazione che sarà fatta dal soggetto sarà direttamente influenzata dall'emozione sperimentata in quella determinata situazione. Una volta che il soggetto avrà formulato il suo giudizio inizierà a pensare a come comportarsi per rispondere alla situazione in cui è coinvolto. Per far ciò il soggetto incomincierà a ponderare l'obiettivo che avrà deciso di perseguire in quella determinata situazione e in seguito alla definizione di questo metterà in atto un comportamento o più propriamente un'intervento (I) che sarà funzionale al raggiungimento del suo scopo. La funzionalità di questo modello è resa evidente dalla possibilità che esso dà di ripensare a quanto è stato agito grazie ai nostri accadimenti intrapsichici. Il ripensamento delle dinamiche degli accadimenti psichici sia personali che transpersonali, rende il soggetto capace di intuire l'insinuarsi di effettivi misunderstandings durante l'interazione o post-interazione. Questo modello fornisce dei parametri che rendono effettivo uno schema concettuale pragmatico, sul quale è possibile evincere le varie trappole relazionali e cognitive dalle quali nessun soggetto è facilmente al riparo.

 

Per richiedere una bibliografia essenziale sul modello O.R.G.I. inviare richiesta all'indirizzo info@studioaska.it

 

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Modelli e Strumenti VISUALIZZAZIONE

La visualizzazione è un processo di riattivazione di esperienze sensoriali ed emotive che consentono di mettere le risorse accumulate al servizio delle esperienze future. L'immaginazione del movimento e' uno stato della mente in cui e' possibile ricreare o simulare mentalmente una grande varietà di atti motori. Essa può essere definita come la rappresentazione mentale dello spostamento di segmenti corporei o dell'intero corpo nello spazio in assenza di movimento reale. L'immaginazione del movimento e' dunque un "comportamento motorio" che integra quello reale, e attraverso la coscienza diventa talvolta accessibile e utile per l'individuo. In questo processo mentale un numero elevato di aree cerebrali risultano interessate: le aree premotorie, l'area supplementare motoria, le aree parietali posteriori, il cervelletto, e in alcuni studi anche le aree primarie sensitiva e motoria.
In ambito sportivo, ad esempio, esercitazioni di visualizzazione dell'azione tecnica vengono praticati anche direttamente sul “campo” dall'atleta, permettendo così di prefigurare il più possibile una situazione reale di prestazione, in cui l'ambiente (rumori, voci, condizioni meteorologiche) può costituire un notevole disturbo che l'atleta deve controllare.
Tramite la tecnica di visualizzazione ci si può preparare mentalmente per affrontare efficacemente la distrazione, le situazioni potenzialmente stressanti oppure i pensieri negativi. L'allenamento mentale permette infatti di prepararsi ed esercitarsi mentalmente su reazioni efficaci, prima di affrontare una sfida, un problema o una distrazione nella vita reale. Riesaminare mentalmente le proprie reazioni preferite rende possibile entrare in una situazione potenzialmente difficile sentendosi meglio preparati, meno spaventati, più sicuri e più controllati. Ancora più importante, forse, questa tecnica sviluppa qualcosa di positivo su cui concentrarsi per ritornare velocemente nella rotta giusta quando ci si trova davanti ad una situazione veramente impegnativa. Quando si pensa all'obiettivo da realizzare in una partita o in una prestazione, ci si prepara a fare ciò che si vuole fare in quella prestazione. Con l'aiuto di un trainer esperto queste tecniche mentali possono permettere al soggetto di raccogliere delle informazioni e prendere coscienza del materiale immagazzinato nel subconscio. Nei casi di utilizzo evoluto di queste metodologie si può intervenire allo scopo di modificare il contenuto del subconscio, agendo non sui fatti, ma sul vissuto dei fatti. Già nei sogni avviene un transfert del materiale inconscio verso il conscio. In maniera più lucida nelle tecniche di visualizzazione mentale unite a delle tecniche di rilassamento invece, le funzioni razionali e critiche del cervello sinistro verranno volontariamente
accantonate allo scopo di ricevere le informazioni immagazzinate nell'emisfero destro, tanto più che l'emisfero sinistro è anche la sede di tutte le nostre difese e di ogni nostra protezione attiva. Affinché tutte le risorse provenienti dall'emisfero destro possano essere trasferite all'emisfero sinistro, è necessario allentare l'agitazione mentale, prenderne le distanze ed essere capaci di integrare nel pensiero cosciente gli elementi che ne emergono.

 

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Studio Aska
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